Tv » I Menu di Benedetta: seconda edizione, primo fallimento
Benedetta Parodi è un personaggio
controverso per il mondo dei foodies: molti dicono che non sa cucinare, che è pasticciona, che in realtà non cucina lei, che è solo un’artista del surgelato e del piatto pronto. Si è parlato tanto di lei che Victoria Cabello la intervistò e la mia amica Daria Bignardi ne fece adirittura un mini talk sulla cucina nelle puntata del 9 ottobre 2010 delle sue Invasioni (e tvblog e dissapore ne parlarono). Ma a me piace.
Mi piace perchè, forse fingerà, ma sembra ancora amare quel suo irritante marito, sì, forse non sarà una gran cuoca, ma è allegra, solare, luminosa e sembra avere una miracolosa ricetta per riuscire a barcamenarsi
tra 3 (dico 3!) figli e il lavoro e anche la sua passione (che poi sarebbe la cucina!).
La Parodi ha debuttato con Cotto e Mangiato, un programmino di pochi minuti registrato nella sua vera casa ed è diventata un fenomeno proprio perchè questa incursione nella sua vita domestica aveva fatto simpatia a molti. Il successo è stato tale che ha avuto un programma tutto suo su La7: I Menu di Benedetta, che non ha avuto un grosso audience (mi pare l’8%)- tanto che l’hanno spostato di collocazione oraria un paio di volte- ma ha creato una sua community affezionata sia in Fb che fuori, tra noi appassionati di cibi, menù, ma anche tra noi persone pratiche, mamme di famiglia, ragazze che vorrebbero cucinare in tacchi a spillo ed essere felici, proprio come fa lei.
A noi fan del programma piaceva sentire il rumore delle chiavi nella toppa come inizio della puntata, il finto campanello per l’ospite, la casa-scenografia kitsch e giallina, quell’aria smarrita e naturale che i fuori onda contribuivano ad alimentare. Ci piaceva pensare che eravamo davvero a casa sua, anche se dietro c’erano autori e macchinisti; le puntate più interessanti erano state proprio quelle col marito, con la cognata, con le sue migliori amiche. Gli autori parevano averlo capito ed alimentavano quest’atmosfera familiare, da buona borghesia italiana; la Parodi, per dire, faceva il paio con quella fiction che l’anno scorso ha avuto tanto successo, “una grande famiglia” perchè dava un’idea di famiglia solida, agiata, ben istruita, unita. Un antidoto alla crisi economica e di valori, insomma.
Ma la Parodi di quest’anno è diversa: è un’Antonella Clerici più magra e saputa, una presentatrice qualunque, stretta tra un antipatico barman e un ancor più antipatico pseudostudente universitario che cucina schifezze chiamate “ciccionerie”. (Piccola annotazione personale: io non ho nulla contro le schifezze; a casa di mamma c’era una serata in cui io e mio fratello friggevamo patatine surgelate, crocchette di pollo e altro denominata, appunto “schifezza party” e della quale ho spesso una maledetta nostalgia). Dicevamo, non ho nulla contro le ciccionerie/schifezze ma l’aria seria del tipo non si può proprio sopportare: non si diverte, non capisce che sta facendo quello che facciamo tutti quando siamo un pò depressi-ovvero ingozzarci di junk food- no, questo tipo è convinto di darci una RI CE TTA!
La Parodi è diventata una nostra amica un pò montata, una di quelle che “il successo l’ha cambiata”, con lo studio pieno di luci, il pubblico, l’aria professionale. Ecco, per una volta nella vita, la professionalità non paga: aridateci la spontanietà, l’approssimazione, la casualità della cucina di prima. Aridateci “I Menù” dello scorso anno, oppure cambieremo canale, aspettando una prossima cuoca pasticciona.