StoryTelling » 9 maggio, Liberato. Intervista a Lello Savonardo
Liberato: 5 pezzi, 5 interviste a testimoni privilegiati.
A poche ore dal concerto sul Lungomare, oggi, 9 maggio il piacere di intervistare Lello Savonardo, docente di “Teorie e Tecniche della Comunicazione” e “Comunicazione e Culture Giovanili” presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, oltre che coordinatore dell’Osservatorio Territoriale Giovani, membro della Film Commission Regione Campania e musicista.
Insomma, un’autorità se vogliamo parlare dei tag di riferimento oggi: #musica, #napoli, #giovani, #cinema, #web, #audiovisivo.
Un’intervista speciale, perchè viene pubblicata in contemporanea alla lezione che Lello Savonardo sta tenendo per il corso di “Comunicazione e Culture Giovanili” proprio sull’evocatività del #9maggio.
9 maggio, giornata dedicata alle vittime del terrorismo, oltre che data della morte sia di Aldo Moro che di Peppino Impastato, due uomini che hanno lottato per lo Stato e anche, in un certo senso, per la Libertà. 9 maggio, titolo della canzone, del video e infine dell’happening, previsto per stasera sul Lungomare, ad opera di Liberato.
Intervista che esce durante la lezione, in contemporanea, proprio come Lettieri/LIBERATO ci hanno abituato: due singoli “Intostreet” e “Je te voglio bene assaje” che sono il racconto da due punti di vista della stessa storia.
Qui sta la vera novità del progetto di LIBERATO- esordisce Lello- in una comunicazione cinematografica, in videoclip che non possono scindersi dalla musica; in un regista, il bravissimo Francesco Lettieri, che aggiunge temi ai testi e che, con le sue immagini, lega tutto in un’unica, appassionante storia dal sapore filmico e declinata in più linguaggi.
Ma andiamo con ordine: non mi faccio emozionare troppo dall’idea di intervistare Lello e gli sparo subito la prima domanda, sull’indie napoletano.
Cosa ne pensi del fenomeno LIBERATO in termini musicali: sta creando un indie in salsa partenopea?
L’indie, ovvero la musica indipendente, è da sempre presente nelle produzioni artistico-musicali campane e del Sud perchè i linguaggi musicali “alternativi” (ora raggruppati nell’etichetta indie), sono sempre stati espressi dalla nostra scena artistico-culturale insieme alla contaminazione tra più generi musicali. Quindi da questo punto di vista Liberato si ascrive ad un fenomeno già presente da lungo tempo nei nostri contesti. Le sue novità risiedono altrove: nell’uso del web e nella compresenza di più linguaggi e nella capacità di intercettare e forse interpretare una sorta di linguaggi provenienti “dal basso”.
L’anonimato non ti sembra un’altra novità importante?
Dal punto di vista musicale, no. Non mostrare l’artista significa crearemistero, alimentare l’attenzione degli utenti e quindi catturare anche l’agenda mediatica. E’ un’operazione di comunicazione tra l’altro già utilizzata in passato, per esempio con gli Audio2, che uscirono con il loro primo disco nel 1993 senza rivelare la loro identità e con vocalità molto vicine a Battisti, tanto che alcuni ipotizzarono che dietro questa sigla potesse esserci lo stesso cantante e questo giocare sul richiamo a Battisti favorì la loro ascesa.
Quindi l’anonimato appartiene già alla letteratura della comunicazione artistica.
La vera novità è invece quella della forma espressiva audiovideo in grado di veicolare messaggi con un linguaggio rivolto ai giovani di molte fasce sociali, di varie provenienze, di vari interessi e abitudini musicali: potremmo dire che si riconoscono nei pezzi di Liberato sia quelli del centro che della periferia, sia gli impegnati che quelli vicini alla parte sentimentale. Allo stesso modo la musica di LIBERATO raduna riferimenti musicali di varie provenienze: dalla canzone napoletana tradizionale a quella neomelodica più recenti fino a suoni elettronici internazionali.
Quindi, mi par di capire, una novità di pubblici e linguaggi. Ma quindi LIBERATO riesce a parlare così bene ai giovani perchè “è uno di loro”? Ovvero, parliamo di un’operazione nata dal basso e dall’estro di un artista?
Al contrario: è una novità proprio perchè è un’opera collettiva che sicuramente non parte dal basso. La presenza di marchi di abbigliamento e di accessori molto visibili nei video indica la possibilità che alle spalle ci sia un finanziamento imponente e che ci sia un progetto di comunicazione brandizzato a monte del processo produttivo artistico.
Inoltre, appunto, non parliamo di un artista singolo ma di un collettivo: LIBERATO è un’opera collettiva che non esisterebbe senza Lettieri e probabilmente anche senza un team di comunicazione che studia font, linguaggi e costumi. Lettieri è un regista di tipo cinematografico che aggiunge temi forti ed impegnati a canzoni in cui testo e melodie sono spesso solo melodici. Il valore aggiunto di LIBERATO è nella sua narrazione: la tipologia di video, la scelta di rilascio dei pezzi solo su piattaforme digitali, e, soprattutto, la scelta di trattare, con una straordinaria fotografia, anche tematiche non direttamente presenti nei testi delle canzoni, dall’omosessualità all’emarginazione, dall’abbandono delle periferie
all’immigrazione.
Che ruolo hanno le location in questi video così apprezzati, anche da te?
Francesco Lettieri e l’intero team artistico hanno scelto molto bene le loro location, in un momento in cui Napoli è sempre più al centro della scena mediatica, anche grazie al supporto della Film Commission Regione Campania. Il team artistico che non ha lasciato nulla al caso per nessun pezzo, anche se l’esperimento che mi sembra più riuscito, in tal senso, è proprio “9 maggio”, con la scelta molto efficace della piccola protagonista e con una serie di scene girate in luoghi molto noti di Napoli e in altri invece mai visti. Ma soprattutto le location costituiscono un unico set per i tre pezzi collegati che raccontano di una stessa storia d’amore che si svolge in più punti di Napoli.
Un’ultima domanda: LIBERATO cambierà la scena musicale campana?
La scena musicale campana è sempre in fermento, e il bello di Napoli è che è sempre viva in campo artistico, pronta a ibridare e contaminare. Quindi non cambierà nella sua natura ma il valore aggiunto di un progetto realmente digitale come questo, sia per il sound che per tutta la parte visuale, resterà come valore aggiunto, e non solo per Napoli. Probabilmente ne parleremo ulteriormente non solo, come oggi, nel corso di “Comunicazione e Culture Giovanili” ma anche nell’ambito del Digital Music Forum, che da 5 anni si tiene periodicamente per riflettere, in Campania, sul mondo musicale contemporaneo.