StoryTelling » 9 giugno 2018: Faccio un giro in Tram. Liberato visto da un collega: Lello Tramma
Lello Tramma è un musicista davvero, speciale, non solo per quello che è il prodotto creato, ma soprattutto per la conoscenza ampia e diffusa che possiede della musica, passata e presente. Cantautore con una formazione musicale imponente. Persona istrionica e complessa, ma che mette tutti a proprio agio.
Dopo più di quattrocento concerti con la sua Band Palcoscenico, debutta con il suo primo album da solista: Faccio un giro in tram” e il 9 giugno con un concerto (peraltro gratuito) nella sua cittadina natale, Frattamaggiore. Si dà il caso, però, che il 9 giugno a Milano ci sia il secondo concerto di Liberato. E allora ho proposto a Lello Tramma di raccontarmi che ne pensa di Liberato (oltre che di raccontarmi del suo album)
1 Lello Tramma, cantautore, musicista, conosciuto sulla scena napoletana come raffinato autore. Tu di Liberato come “progetto che pensi? E del live a Rotonda Diaz?
Grazie per il raffinato autore. A me Liberato, piace, e mi interessa ben poco se è considerato un progetto a tavolino, è solo marketing e comunicazione. Mi piace perché, innanzitutto ha delle basi musicali da “paura”, (ho ascoltato alcuni brani in studio a volumi belli alti, e devo dire che la struttura musicale trasmette belle vibrazioni). I testi riecheggiano un po’ quel sentimento spicciolo, di lui e lei che si lasciano poi si prendono per poi rilasciarsi, e questa cosa mi diverte. Forse già qualcuno ha detto che non ha scritto niente di nuovo, perché sembra una copia di Nino D’Angelo. Ma che ben venga. Molti giovani potranno conoscere Nino D’Angelo. (ho visto un’intervista in cui dei ragazzini credevano che un pezzo di Pino Daniele Fosse suo). Questa è la dimostrazione che grazie a questo nuovo modo di fare spettacolo (perché Liberato non è altro che la spettacolarizzazione di una Napoli “napulegna” verace, senza filtri) molti giovani hanno la possibilità di scoprire, appunto Pino Daniele o Nino D’Angelo.
2) Che ne pensi del dibattito che si è creato intorno a Liberato, a Napoli e anche a tutta la produzione mediatica connessa?
Mi piace anche tutto il dibattito che si è creato in torno al fenomeno. Addirittura hanno scomodato teoria sociologiche di comunicazione per spiegare tale fenomeno, questa cosa mi fa sorridere e allo stesso tempo riflettere sul fatto, che oggi la musica è passata in secondo piano. In primo piano c’è la forma non il contenuto. È importante sapere che i video fanno milioni di visualizzazioni. Anche se i video di Liberato sono belli, ma sempre con la stessa fotografia, da Lettieri adesso vogliamo il salto di qualità.
Non voglio dilungarmi sulle teorie per la riconoscibilità di Liberato. L’ultima quella del carcere di Nisida è davvero fantastica, e se davvero fosse così, allora chapeou.
3) Che ne pensi del concerto del 9 maggio?
Il live sul lungomare è stato davvero impressionante, migliaia di persone hanno affollato rotonda Diaz e tutte le zone adiacenti, ci sono stati ragazzi partiti da Milano e Palermo, e questa cosa è bellissima, lasciami passare questo pensiero, almeno per una volta a Napoli si è creato un evento di carattere nazionale, senza che ci fosse un management e ufficio stampa da milioni di euro. Tutto questo facendo infuriare gli addetti ai lavori. Ci sono state critiche per l’audio, ma anche questo succede sempre per i grandi eventi.
4) Ci conosciamo da molti anni e allora una domanda scorretta me la posso permettere: Liberato è più un meomelodico mascherato da autotune, un trap o un’operazione commerciale?
Questa non è per niente una domanda scorretta! Oggi grazie a questo genere tutti conoscono l’autotune, fino a qualche anno fa, era un segreto dei fonici e produttori, parliamo di un plug-in (software usate nell’hardisk-recording) che viene usato per intonare la voce dei cantanti stonati, (detto in termini molto semplici) e quasi c’era una sorta di vergogna di mettere in pubblico l’utilizzo di tale software. In alcune parti delle voci è simpatico, è come mettere un effetto sulla chitarra, quindi in questo caso si considera la voce come uno strumento. Anche in passato è stato usato da artisti come Cher e Duft Punk.
A me non fa impazzire particolarmente, anzi dopo un po’ mi annoia profondamente e diventa molto fastidioso. Ma questo è un mio gusto, se per centinaia di migliaia ascoltatori funziona, vuol dire che è un mio limite nel digerire questo tipo di ascolto. Anche se ripeto a non piace.
Poi di meomelodico, sento e leggo ben poco.
Potremmo forse accostare liberato ad un cantante neomelodico solo per la scrittura dei testi, ( cioè descrivere alcune realtà dei quartieri del centro di Napoli e provincia, l’amore attraverso le note vocali di whatsapp, con una variante, l’utilizzo dello slang dei giovani e di alcune parole inglesi, anzi forse le uniche che si conoscono. E con questo ho risposta anche all’ultima domanda (risate a crepa pelle).
Ovviamente se per neomelodico si intende, quel cantante o cantautore che si ispira in chiave moderna alla canzone di tradizione napoletana.
4) Infine, last but non least, quanto ha contato nel suo successo la lingua napoletana contaminata da quella inglese?
L’unica cosa che non condivido e non lo farò mai, sono alcune scene dei video.
In quasi tutti questi piccoli corti, che messi insieme, prima o poi diventeranno il film di Lettieri, non mi piacciono le scene dei ragazzi in scooter senza casco, che sfrecciano nei vicoli dei quartieri e sul lungo mare. Non è morale, ma da motociclista, boccio questa scelta. Oggi si muore ancora (tutti i giorni) a causa di incidenti anche banali, solo perché non si indossa il casco. Quindi caro Liberato e Lettieri, oltre a godere di questo successo, nei prossimi video lanciate un messaggio forte: mettete i caschi in testa ai Napulegni.
La domanda importante da porci è:
Perché molti giovani subisco la fascinazione dei personaggi misteriosi?
Perché il mistero è sempre così attraente?
Senza dilungarmi troppo sulle migliaia di teorie che cercano si spiegare ciò, chiudo dicendo che certi fenomeni non vanno spiegati ma vanno vissuti e se Liberato ha tanti fans, vuol dire che il suo messaggio è rivolto al cuore di queste persone. Chi continua a criticare negativamente e continua a dire: ma chi è questo? é un suo problema, soprattutto se si tratta di esperti di comunicazione , critici musicali e musicisti.
5) Un’ultima domanda, che poi è anche, forse, la più importante, di che parla il tuo nuovo disco?
“Faccio un giro in Tram” è un album composto da dodici brani, prodotti artisticamente da Lello Tramma. In questo primo lavoro da solista, si avverte il bisogno di raccontare le proprie esperienze ed emozioni da un punto di vista più terreno, romantico/autobiografico e di denuncia sociale. Nei brani emerge che col tempo si acquisisce un’abilità maggiore nello scrivere e soprattutto limare i testi. C’è il coraggio di scrivere cose meno sofisticate e criptiche, che tutti riescono a vivere in prima persona ed a identificarsi.
Il titolo dell’album è esemplificativo: Faccio un giro in Tram, è un viaggio all’interno della “vita di Lello”: del proprio vissuto e di tutto ciò che lo circonda. La metafora del tram (mezzo pubblico elettrico e Tram abbreviativo dello stesso cognome Tramma) che non ha bisogno di combustibile per muoversi e non a caso indica la volontà di continuare a viaggiare e raccontare i cambiamenti strutturali e sentimentali delle città, partendo dalla provincia, area cosmopolita con milioni di abitanti, usi e costumi propri. Un mezzo, il tram, che non inquina, non è rumoroso, ma allo stesso tempo imponente e funzionale.
Il disco è stato scritto tra i tanti tour con la band e viaggi personali, tra l’Italia, la Svizzera, la Germania, il Belgio, l’Olanda, la Francia e la Spagna.
Caro Lello, è stato un piacere averti ospite qui e continuerò a seguirti e a rincorrerti proprio per dimostrare quante voci a Napoli, in campo musicale oltre che di pensiero.