Principale » Giovedì universitari nella città che fu
Quando stavo all'università il giovedì era la serata in cui uscire costava poco e i locali del centro storico permettevano agli universitari l'ingresso ridotto.
C'è da precisare che “quando io stavo all'università” non era nel '22, ma nel quinquennio 2000-2005, e il centro storico di Napoli pullulava di graziosi localini in cui bere un bicchiere di vino o una birra e poi uscire fuori nei vicoletti a chiacchierare, cantare e talvolta ballare al ritmo delle tammorre.
Quegli anni Piazza San Domenico e Piazza del Gesù erano cosmopolite, allegre e hippy, frequentati da sbandati e da ragazzi normali, universitari, studenti del conservatorio, studenti delle Belle Arti. Il
fumo denso delle canne e delle sigarette di contrabbando non riusciva a sporcare l'aria elettrica e frizzante di quei momenti creativi.
Io frequentavo il centro storico anche se non mettevo il kajal, non portavo gonne lunghe e fiorate e non avevo gli anfibi. Non fumavo nemmen
o le canne, anche se mi
sentivo leggera bevendo delle scadenti sangrie nei localini di Via Nilo. Non avevo tatuaggi ed orecchini e nemmeno la kefiah. Non parlavo per frasi fatti come del tipo “noi giovani di sinistra siamo contro questo e quello”.
Ero io, insomma.
Sono io pure adesso, che guardo questa città svilita, che al centro storico la sera vado poco, perchè è malsicuro, sporco, lurido e che ancora non parlo per frasi fatte, però davvero c'è qualche “noi” contro qualche “voi” e davvero bisogna fare qualcosa. Ultimamente vivo spesso la splendida Salerno, dove De Luca ha fatto miracoli e continua a farne (e non a caso ha preso un plebiscito di voti) e mi chiedo tutti le volte “perchè? perchè noi a Napoli non ci riusciamo?“.
Tra 15 giorni a Napoli si vota per l'elezione del sindaco. Morcone è giustamente fuori dai giochi, ed in ballo ci sono Lettieri e De Magistris. Io spero che il vento cambi e che le cose migliorino, anche se mi sembra difficile. In ogni caso, io spero ancora.