Me » L’estate sta finendo
Questo post non è particolarmente originale, me ne rendo conto. Su fb, sui blog e i siti vari, troverete dappertutto articoli di gente che vi racconta di vacanze finite o che stanno terminando, di propositi per il prossimo rientro a casa, di racconti di luoghi esotici e di viaggi fantasmagorici.
Io no.
Io sono rimasta solo e sempre al villaggio Grotta del Saraceno, dove vado da 20 anni.
Nonostante la stanzialità della vacanza è stata un’estate da ricordare, e ne voglio parlare: è stata la prima vacanza con mio figlio, la prima vacanza in cui sono tornata bambina.
Crescere in un posto e tornarci con il proprio bimbo significa tornare davvero indietro nel tempo: stupirsi per l’arcobaleno dopo la pioggia, per il primo castello di sabbia, per la luna alta nel cielo anche di giorno. Così, passati gli anni, in cui sotto al bar eravamo in 4 gatti annoiati, ci riscopriamo tutti ingenui e meravigliati come tanti anni fa: ad uno ad uno tornano tutti quelli che avevano snobbato il villaggio, preferendogli mete lontane, e ti ritrovi allo stesso tavolo, con le stesse facce, solo che oggi siamo sposati, abbiamo bambini, case nostre, vite indipendenti. Anche se da alcuni ti sei allontanato volontariamente, se con qualcuno hai litigato, se hai perso altri per la strada, senza motivo apparente, è bello riaffacciarsi lì, e vivere più dimensioni contemporaneamente: l’estate presente con le feste in piscina, i bimbi al parco, i tablet sul tavolo e le fedi al dito. Ma anche le estati passate, la nostra infanzia e adolescenza, le comitive e le prime uscite, i pezzi di cantanti che non sono diventati famosi e forse non lo saranno mai, ma che per noi erano idoli indiscussi. Nonostante le grandi amicizie siano offuscate dalla patina del tempo, e le strade di ciascuno siano ormai lontane, dà soddisfazione vedere che abbiamo comunque rispettato i nostri sogni di ragazzi: abbiamo fatto percorsi coerenti coi sogni che avevamo, abbiamo rispettato noi stessi, rigando dritto raggiungendo piccole importanti mete. Oltre la precarietà, le difficoltà, i lutti, i trasferimenti, oltre gli ostacoli, ci siamo buttati con coraggio e perseveranza. Per la prima volta, realizzo che noi 30enni non siamo solo una generazione in bilico, ma che qualche punto fermo lo abbiamo messo anche noi. Forse, rispetto ai nostri genitori, abbiamo avuto minore fortuna col lavoro, ma abbiamo dato maggiore importanza alle nostre passioni, agli affetti, alla famiglia. Chissà.
Di certo, rispetto ai quei discorsi di inizio estate, in cui mi chiedevo dove stavamo andando tutti, ho le idee più chiare: credo ci abbia rovinato la Tamaro, visto che tutti proviamo a seguire il cuore, spesso a discapito della testa.
Mi accorgo che il viaggio che quest’estate ho fatto, senza muovermi da questo luogo incantato è enorme: dentro di me, indietro nel passato e proiettata al futuro.