D’accordo, il vero equinozio era ieri, ma il 21 marzo è oggi  e per me è ora che è primavera. L’ho festeggiata col cibo dell’estate per antonomasia: una colorata fresella, una maglietta a mezze maniche e una testa piena di pensieri interi.

Perchè questa è la prima primavera in cui la mattina non sono vicino al mac, o china sui libri, ma ho il privilegio di andarmene a spasso con mio figlio, di assaporare l’aria che diventa più caldaa mezzogiorno, i peschi che perdono i fiori bianchi. Mi godo i ritmi lenti  del paese, di chi fa la spesa sotto casa e non di corsa al super il sabato, coi commercianti che fanno commenti sul bambino e ti scrutano attenti. Mi concedo una telefonata che non sia rubata, col cellulare, in piedi camminando, ma che sia comodamente distesa e allegra.

Svegliarsi la mattina verso le 8, con lui che ti respira accanto, con la curiosità di vedere se oggi cambierà qualcosa, che ogni giorno ci sono mille piccole conquiste per entrambi. Io sto imparando a fare cambi di pannolino che nemmeno i meccanici Ferrari, lui  ha capito che

invece di succhiare tutta la mano

può mettersi in bocca un solo dito.La nostra giornata è intensa, piena di poesia e di skazzi, di pianti e di risatine garrule, di macchie gialle di cacca e tanta musica classica.

Decido cosa mangiare andando a far la spesa e non svuotando il freezer, riprendo in mano alcuni saggi acquistati e mai aperti, riprovo a scrivere. Sento la stanchezza, fisica, mentale, totale. Sento la leggerezza complessiva in cui è avvolto questo tempo lieve, senza confini tra la notte e il giorno, senza distinzione tra le ore e i momenti. Sento la primavera come il tempo delle scoperte, dove la natua cambia ogni giorno e si arricchisce di fiori e perde foglie, e cambia odori e fisionomie. Ed io con lei, e noi con lei.